







Stiamo ancora aspettando di vedere gli effetti del miracolo campano di sanità e trasporti.
Stiamo aspettando, soprattutto, di vedere cosa cambierà il giorno 11…
A marzo sarà un anno: un anno di mancata istruzione e di diritti negati.
Ieri, a Napoli, come in altre città, docenti, genitori, studenti e studentesse sono scesi in piazza per chiedere la riapertura delle scuole. Per gridare che non accettiamo il ricatto “o scuola o salute”. Per ricordare che quello che si doveva fare per riaprire in sicurezza lo avevamo già chiesto a giugno, ma nulla o quasi è stato fatto: riduzione degli alunni per classe, aumento del personale docente ed ATA in organico di diritto, reperimento di spazi e riapertura di edifici dismessi, interventi di adeguamento edilizio, tamponi periodici pubblici e gratuiti per il personale scolastico e per alunni e alunne, DPI per tutto il personale, tracciamento a cura delle ASL. E poi, trasporto scolastico pubblico dedicato. E poi, ancora, basta tagli e privatizzazioni nella sanità pubblica.
Ma tutto questo avrebbe significato spostare risorse dal profitto alla spesa sociale, tenendo presente l’immane quantità di fondi che stanno arrivando. Molto più economico, per i detentori della ricchezza privata, negare il diritto all’istruzione e condannare docenti, alunni e alunne alla Didattica a Distanza, la famigerata DaD, che non è scuola, che aumenta le discriminazioni e l’esclusione, che nega socialità e crescita, che umilia i saperi e la formazione umana.
Particolarmente grave, com’è noto, la situazione in Campania. In pratica, il diritto all’istruzione è negato dal 16 ottobre. Forse l’abile comunicatore De Luca ha paura di mostrare che dopo cinque anni di tagli selvaggi al sistema sanitario regionale, eufemisticamente chiamati “risanamento di bilancio”, che dopo privatizzazioni e tagli al sistema dei trasporti, il sistema regionale in realtà è allo sfascio e non è in grado di garantire l’apertura delle scuole?
Ieri, due riusciti presìdi, con successiva assemblea, al palazzo della Regione e alla Prefettura (palazzo del Governo). Un pulmino “femmina” chiamato “la ScuolaBUSsa” ha rappresentato simbolicamente una delle richieste di un movimento che si riconosce nella parola d’ordine “la Scuola si-cura, non si chiude”. Una delegazione è entrata in Prefettura ed ha ottenuto un incontro per la prossima settimana.
I Cobas di Napoli erano in piazza insieme alla Rete Scuola Saperi e Cura di Napoli, ai collettivi studenteschi OPS studenti medi, CAU, LINK, a NUDM Napoli, all’USB Scuola di Napoli, ai Teachers for Future Campania, all’Associazione “Leggere per…”. Altri presìdi ugualmente riusciti sono stati organizza in città e, a livello regionale, dalla Rete “Scuole Aperte”.
Dai presìdi è uscita una promessa: il 15 convocheremo un’assemblea cittadina che, partendo dalla scuola, provi ad unificare tutte le altre vertenze in atto, per la difesa dei beni comuni, per la cultura, per una sanità pubblica, per i trasporti, per il reddito per tutti.
C’è una pandemia in atto: quella pandemia siete voi!
Napoli 8 gennaio 2021